
Gerlando da Besançon fu il primo vescovo agrigentino della rifondazione cristiana, dopo la dominazione araba dei secoli IX – XI.
Arrivato a seguito del conte Ruggero il Normanno nel 1088, gli viene affidato il territorio della diocesi agrigentina di cui ritroviamo la descrizione dei confini e l’assegnazione delle decime in un diploma del 1093.
La Legenda di San Gerlando, una breve biografia a uso liturgico, elenca le sue opere caritative a favore dei poveri, degli stranieri, dei malati e dei più deboli, ma soprattutto racconta della predicazione agli ancora pochi cristiani, del dialogo con gli Ebrei e i Saraceni, ai quali annuncia il Vangelo e fra essi anche l’emiro Hammud.
La beatificazione di San Gerlando viene fatta a cinquant’anni dalla sua morte con la traslazione del suo corpo all’interno della Cattedrale. Oggi le Sue reliquie sono conservate all’interno di un’urna argentea fatta realizzare nel XVII secolo dal vescovo Francesco Trahina, a opera di Michele Ricca, mirabile argentiere palermitano. Essa è decorata da otto formelle che raccontano alcuni episodi della vita del Santo ed è arricchita da puntini, testine di serafini e angeli e una piccola statua sulla sommità raffigurante proprio San Gerlando. L’urna è stata restaurata e in parte ricostruita nel 2025, dopo che i furti degli anni ’70 e ’80 l’avevano depauperata delle sue decorazioni.
La devozione popolare riconosce a San Gerlando miracoli e guarigioni e leggende popolari: queste raccontano la storia di un drago e di San Gerlando che riesce a sconfiggerlo immobilizzandolo con un capello della Vergine o ancora gli attribuiscono il potere di allontanare gli uragani. Per questo la devozione del Santo si è diffusa in tutta la Sicilia, ne sono testimonianza diversi altari a lui dedicati e sue raffigurazioni in chiese e cattedrali della Regione.